mercoledì 1 giugno 2011

Per dimagrie, divertiti a cucinare


Mentre sui media rimbalzano le ultime aberrazioni pro linea -  dalla dieta di Angelina Jolie, portata ad exemplum nonostante gli evidenti problemi di anoressia, a quella di Lady Gaga che suggerisce agli adulti di nutrirsi con omogeneizzati per bambini - psicoterapeuti e cattedratici di scienza della nutrizione raccomandano di stare lontani da ogni eccesso e rieducarsi al gusto della buona tavola, all'amore per il cibo, al piacere del condividerlo con gli amici. 



A questo scopo, tra gli strumenti più utili ci sono...i corsi di cucina! Preparare manicaretti ed esercitarsi nell'accurata scelta delle materie prime è infatti un vero antidoto contro quella censura sensoriale che accompagna i sensi di colpa, grandi responsabili di voracità e abbuffate.  

E se il tempo manca?  Proprio per chi è fagocitato dal lavoro e dagli impegni fuori casa, dopo ore trascorse al computer affettare e mescolare diventano momenti di sfogo creativo. Sono attività manuali che compensano l'eccesso di controllo razionale dando gioia ai sensi: il gusto si sbizzarrisce nella  composizione di nuovi abbinamenti, l’udito viene  cullato dallo sfrigolio che prelude al dispiegarsi dei profumi e alla metamorfosi delle consistenze.  



Il vantaggio per la silhouette? Come insegna la  PNL diet coaching, nuova disciplina che mira al dimagrimento attraverso l'eliminazione dei modelli comportamentali che inducono a mangiare più di quanto avremmo bisogno, quando il cibo diventa centrale, paradossalmente i peccati di gola  perdono il loro appeal. In questa prospettiva, cucinare aiuta a riarmonizzare il rapporto con la dieta perché porta attenzione all’aspetto qualitativo della tavola. Scegliere con cura gli ingredienti, esaltarne il gusto e sperimentare la magia degli aromi che impreziosiscono anche il piatto più semplice equivale a riscoprire il lato positivo del ‘mangiar sano’ liberandosi dallo spauracchio delle calorie. E questo è il primo, grande passo verso il grande psico-obiettivo salvalinea: fare pace con il cibo



Cucinare, insomma, aiuta a demolire il tabù della tavola: nel momento in cui si ricompongono le avversità, scompaiono gran parte di quei sensi di colpa che creano il bisogno di trasgredire eccedendo.  Così la fame  perde i suoi connotati d’ansia: torna fisiologica, dettata dai bisogni nutritivi più che da quelli di compensazione emotiva.
Nei corsi di cucina, inoltre, il lavoro collettivo diventa una sorta di terapia di gruppo, ove la condivisione di valori positivi promuove un miglioramento dello stile alimentare individule.  L’uomo, del resto, non è un  consumatore biologico ma un essere simbolico e sociale: non mangia per riempirsi lo stomaco ma per introiettare e comunicare i significati attribuiti al cibo. Mettersi ai fornelli consente di gestire questo bisogno. E di soddisfarlo, nutrendosi d’emozioni che saziano l’anima oltre al palato.




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